Bisogna inventare una storia
Un racconto di Marcella Di Franco
Oggi piove ed una storia bisogna pure inventarsela. Anch’io mi chiedo quale rapporto logico possa sussistere tra una pioggia e una storia. Nessuno, ma la mia mente è uno schermo bianco; e poiché il bianco è pur sempre un colore, è pur sempre qualcosa, quest’ultima proposizione è allora tutta da rifare: la mia mente non contiene nulla: è vuota e bucata. Il vuoto, d’altra parte, mi fa pensare ad un dirupo, alla ripida scarpata di una montagna che precipita a strapiombo, e nello strapiombo scosceso e senza appigli ci sono io che cado e, nella mia rovinosa discesa, ci sono le gocce di pioggia che rigano i vetri trasparenti della finestra, dentro questa grande stanza.
Due falò
di Christiana De Caldas Brito
Forse perché sono stata creata in campagna e da bambina mi piaceva salire sugli alberi. Forse perché avevo una quercia in fondo al giardino. Mi arrampicavo sul suo tronco liscio fino agli ultimi rami. Lassù, nessuno mi disturbava. Restavo in alto, le gambe che penzolavano in aria, a leggere. Non mi interessava il mondo di sotto, la realtà di casa mia. La quercia e i libri erano la mia realtà. Nascosta tra il fogliame dei robusti rami, con la lettura imparavo la vita.
Se cominciassi così, la mia potrebbe essere la normale storia di una ragazza qualunque. In realtà, è una terribile storia. leggere tutto il racconto
Abitare le frontiere
di Vera Lucia de Oliveira
Afferma George Steiner che ogni lingua apre una specifica finestra sulla vita e sul mondo. E aggiunge: “Curiosamente, ci sono lingue che sembrano affacciarsi regolarmente sulle finestre aperte, mentre altre sembrano voltarsi verso il dentro e scrutare attraverso strette persiane.” (STEINER, p. 110) Queste parole mi paiono così adatte alle due lingue che mi abitano che mi sembra quasi che siano state scritte per me. In effetti, con una lingua mi affaccio sulla realtà del mondo e in essa mi immergo, con l’altra esploro l’anima e ogni anfratto buio della coscienza. Articolo completo
Dialogue sur le bonheur
par Matiah Eckhard
La nuit bien trop fraîche leur rappelait le terrible évènement. Le monde entier aspirait à la mémoire et à l’affrontement avec le vide. Leur mère était morte mais ils étaient frères, ils l’étaient plus que jamais. Ils passèrent la nuit dans la maison familiale, cette maison où ils ont appris à vivre et à embrasser le métier d’homme dans l’innocence de l’habitude. Cette nuit d’insomnie et de tourments était aussi l’occasion d’échanges qui permirent la mise en œuvre d’un dépassement. Il n’est pas question d’un dépassement banal, fondé sur une simple et hâtive question de relativité, mais de tout autre chose. Lire tout le texte
Un récit inédit de l'écrivain Anselmo Botte qui apporte des éléments nouveaux sur le tournage du film L'Evangile selon Matthieu de Pier Paolo Pasolini